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Dec 2, 2004 - Feb 28, 2005, Textilia Gallery THE GARDEN OF POMEGRANATES BOTANY AND KABBALAH IN THE SAMARKAND CARPETS
Cinquanta tappeti tessuti come tavole botaniche a opera di un gruppo di mercanti ebrei sefarditi studiosi di astronomia e mistica che si stabilirono, nei primi anni del XVIII secolo a Samarkanda, lungo la Via della Seta. Un caleidoscopio di immagini variopinte del fiore e del frutto del melograno, simbolo del sogno, del desiderio, della fertilità e prosperità. Tappeti come giardini o, meglio, un giardino di melograni riprodotto nello spazio di un tappeto. E’stata inaugurata presso la galleria Textilia in via Margutta 8 la mostra dal titolo “Il Giardino dei Melograni. Botanica e Kabbalah nei tappeti Samarkanda”, un’esposizione di 50 esemplari, dove proseguirà fino al 28 febbraio. Un caleidoscopio di immagini multicolori del fiore e del frutto del melograno nelle varie fasi dello sviluppo, tappeti tessuti come vere e proprie tavole botaniche, ad opera di un gruppo di mercanti ebrei sefarditi studiosi di astronomia e mistica che si stabilirono, nei primi anni del XVIII secolo, nelle oasi del Turkestan orientale, ai margini del deserto del Taklamakan – conosciute in Occidente con il nome di Samarkanda – lungo la Via della Seta. Tappeti tessuti come vere e proprie tavole botaniche, ispirate al fiore e al frutto del melograno. Sono quelli presentati dalla galleria Textilia di via Margutta, a Roma, a partire dal prossimo 2 dicembre e fino al 28 febbraio 2005. I 50 esemplari in mostra sono opera di un gruppo di mercanti ebrei sefarditi, appassionati di botanica e studiosi di astronomia e mistica, che si stabilirono, nei primi anni del XVIII secolo, nelle oasi del Turkestan orientale. Un caleidoscopio di immagini multicolori del fiore e del frutto del melograno nelle varie fasi dello sviluppo, tappeti tessuti come vere e proprie tavole botaniche, ad opera di un gruppo di mercanti ebrei sefarditi appassionati di botanica, studiosi di astronomia e mistica che si stabilirono, nei primi anni del XVIII secolo, nelle Oasi del Turkestan orientale ai margini del deserto del Taklamakn – conosciute in Occidente con il nome di Samarkanda – lungo la Via della Seta. Queste le suggestioni di 50 straordinari esemplari dei famosissimi Tappeti del Melograno in mostra alla galleria Textilia di Roma. Da anni Enzo e Roberto Danon nelle loro raffinatissime mostre spiegano il valore del tappeto nella cultura orientale, svelando i segreti di quelli che per gli occidentali spesso sembrano solo oggetti d’uso domestico. Nella mostra in corso alla galleria Textilia, i Danon, in collaborazione con il Dipartimento di Judaica dell’Israel Museum di Gerusalemme, propongono 50 tappeti che hanno come tema “Il Giardino dei Melograni”. Tessuti come vere e proprie tavole botaniche ad opera di un gruppo di mercanti ebrei sefarditi appassionati di botanica, studiosi di astronomia e mistica che si stabilirono all’inizio del XVIII secolo a Samarkanda, lungo la Via della Seta, i tappeti raccontano del giardino come luogo magico, il rifugio sicuro dell’anima, e del melograno come simbolo del sogno e del desiderio. E mentre si osservano i delicati colori e i ricchissimi disegni dei giardini e dei melograni, si svelano altri messaggi e codici della Kabbalah. Fili tessuti in una rete di colori e misteri. Celano simboli e segreti ed appartengono alla Storia. Quella secolare della cultura ebraica, degli insegnamenti della Torah e dei codici della Kabbalah che applicati alle Sacre Scritture, consentono di percepirne il significato segreto. Il Giardino dei Melograni. Botanica e Kabbalah nei tappeti Samarkanda è il titolo della mostra curata da Enzo e Roberto Danon con la collaborazione del Dipartimento di Judaica dell’Israel Museum di Gerusalemme, esposta fino al 28 febbraio alla galleria Textilia di via Margutta. Per la prima volta in Italia potranno essere ammirati 50 esemplari dei Tappeti del Melograno, la produzione di origine millenaria che trasforma gli oggetti in tavole botaniche. La natura morta, i fiori e i frutti che sembrano materializzarsi quasi per incanto dalle maglie dei tessuti, celano i simboli dei maestri cabalisti e traghettano lo spettatore nel pensiero mistico ebraico. Un’occasione unica per osservare da vicino la preziosa opera dei mercanti ebrei sefarditi, provenienti dalla Spagna (Sepharad) da dove raggiunsero prima l’impero Ottomano poi l’Estremo Oriente. Nei primi anni del XVIII secolo si stabilirono nelle Oasi del Turkestan orientale ai margini del deserto del Taklamakan, conosciute in Occidente con il nome di Samarkanda. Il simbolo del melograno rispolvera suggestioni lontane, fino ad arrivare al Giardino dell’Eden e al Tempio di Salomone. Di grande impatto visivo il tappeto Il Drago tra i fiori del melograno, tessuto con seta e metallo, commissionato da uno dei dignitari della dinastia Qing della Città Proibita. Fortissimo nei colori il tappeto La tigre e il melograno che unisce alla dolcezza dell’immagine del frutto la posa aggressiva e maestosa dell’animale. Nel simbolismo il melograno e l’albero della vita sono le porte d’accesso verso la sfera spirituale, rappresentano il divino. E’così che il tappeto Albero della Vita rappresenta il programma della creazione dei mondi, e il Giardino dei Melograni l’affermazione della fede. “Il Giardino dei Melograni. Botanica e Kabbalah nei tappeti Samarkanda” è la mostra, in programma alla galleria Textilia, dei fratelli Enzo e Roberto Danon dal 2 dicembre al 28 febbraio. Un’esposizione di tappeti cosiddetti Samarkanda è già di per sé un evento perché rassegne e cataloghi sul tema in Italia, ma anche all’estero, si contano sulle dita di una mano. Un fatto comprensibile, se si valuta la limitata disponibilità di questi tappeti che hanno sempre incontrato il favore degli appassionati, forse per l’equilibrio tra un gusto del colore tipicamente mediorientale e la proporzionata sobrietà decorativa caratteristica dell’Estremo Oriente. Samarkanda è un termine generico con cui si comprende la produzione dell’area del Turkestan orientale, l’odierno Sinkiang cinese, e in particolare quella delle oasi ai margini del vasto e arido Taklamakan e lungo quella Via della Seta che da sempre ha significato scambio di cose e di conoscenza. In questa occasione saranno una cinquantina i pezzi esposti del Settecento e della prima metà dell’Ottocento. Uno dei motivi decorativi più frequenti di questi tappeti è il melograno. I melograni sono rappresentati come nelle tavole botaniche: per via simbolica il tappeto-giardino è così il riflesso del luogo ideale dell’anima: il “paradaiza”, il paradiso perduto. Melograni, tigri, fiori e studi astronomici. C’è un mondo da scoprire nei tappeti antichi tessuti nel vicino Oriente da mani sapienti e finiti poi nei salotti di tante case occidentali. Un mondo di profumi immaginati, di atmosfere dimenticate, di colori consumati dal tempo eppure capaci di evocare ancora mondi lontani. E’il caleidoscopio di immagini che traspare dai Tappeti del Melograno, opere uniche esposte, fino al 28 febbraio, alla galleria Textilia di via Margutta. Questi quadri di fibre tessili, così antichi e al tempo stesso moderni, sono il frutto dell’opera di un gruppo di mercanti ebrei sefarditi appassionati di botanica, studiosi di astronomia e mistica, che nei primi anni del XVIII secolo si stabilirono nelle Oasi del Turkestan orientale, ai margini del deserto di Taklamakan, più note in Occidente con il nome di Samarkanda. Da un luogo mitico lungo la Via della Seta, arrivano ora le suggestioni di questi tappeti, una cinquantina in tutto. |
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